Testo completo
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È il breve identikit di Caselle in Pittari, di questo raccolto paese dell’anima dove si può assaporare ancora il gusto semplice e sano della vita arcaica: aria salubre, cibi genuini, ulivi secolari, l’emozione di scorci panoramici irripetibili, tradizioni radicate e gelose, gente cordiale e il piacere di un’antica, sacra ospitalità. Secondo alcuni studiosi il toponimo Caselle in Pittari, di chiara derivazione latino-medievale, significherebbe, letteralmente, “piccole case sul monte pietroso”, ad indicare le prime, antiche abitazioni indigene costruite sul monte Pittari.
Un primo abitato indigeno, di notevole funzione strategica, risalente al VII-VI a.C sorse, pare, sul monte San Michele, a Sud dell’odierna Caselle, a guardia della carovaniera –antica via del sale- che, in epoca arcaica, si snodava lungo il corso del Bussento e univa il Vallo di Diano con il Golfo di Policastro. Testimonianza probante di questo insediamento sarebbero molti frammenti di tegole e di vasi di epoca ellenistica e di alcuni nuraghi in miniatura che sorgono sulla sommità del monte, tumuli di pietra grezza in cui forse si seppellivano i defunti in posizione rannicchiata.
È probabile che a sud ovest dell’attuale Caselle, più o meno all’altezza di Laurelli, sorse il secondo abitato della zona certamente lucano, che potrebbe però ricalcare un precedente stanziamento greco (o indigeno), dal momento che la contrada era attraversata dalla carovaniera che in quel punto si biforcava. Nella località Laurelli scavi recenti hanno messo in luce un’area di notevole interesse archeologico, con numerosi reperti di età romana e una necropoli lucana, con tombe a camera in blocchi di tufo rettangolari.
Altri studiosi ritengono invece che Caselle fu fondata dagli abitanti della costa di Policastro spintisi all’interno per trovare rifugio in una zona montuosa meno accessibile ai predoni provenienti dal mare.
Le prime invasioni barbariche indussero gli abitanti dei borghi a cercare rifugio sulle alture; i contadini di Laurelli dovettero allora abbandonare la loro sede secolare, facilmente visibile ed attaccabile e cercare rifugio su di un’altura nascosta dal monte S. Michele e dal monte Pannello e accessibile agevolmente soltanto da Sud Ovest; questa costituì il nuovo e definitivo sito per i contadini ed i pastori della zona.È il breve identikit di Caselle in Pittari, di questo raccolto paese dell’anima dove si può assaporare ancora il gusto semplice e sano della vita arcaica: aria salubre, cibi genuini, ulivi secolari, l’emozione di scorci panoramici irripetibili, tradizioni radicate e gelose, gente cordiale e il piacere di un’antica, sacra ospitalità. Secondo alcuni studiosi il toponimo Caselle in Pittari, di chiara derivazione latino-medievale, significherebbe, letteralmente, “piccole case sul monte pietroso”, ad indicare le prime, antiche abitazioni indigene costruite sul monte Pittari.
Un primo abitato indigeno, di notevole funzione strategica, risalente al VII-VI a.C sorse, pare, sul monte San Michele, a Sud dell’odierna Caselle, a guardia della carovaniera –antica via del sale- che, in epoca arcaica, si snodava lungo il corso del Bussento e univa il Vallo di Diano con il Golfo di Policastro. Testimonianza probante di questo insediamento sarebbero molti frammenti di tegole e di vasi di epoca ellenistica e di alcuni nuraghi in miniatura che sorgono sulla sommità del monte, tumuli di pietra grezza in cui forse si seppellivano i defunti in posizione rannicchiata.
È probabile che a sud ovest dell’attuale Caselle, più o meno all’altezza di Laurelli, sorse il secondo abitato della zona certamente lucano, che potrebbe però ricalcare un precedente stanziamento greco (o indigeno), dal momento che la contrada era attraversata dalla carovaniera che in quel punto si biforcava. Nella località Laurelli scavi recenti hanno messo in luce un’area di notevole interesse archeologico, con numerosi reperti di età romana e una necropoli lucana, con tombe a camera in blocchi di tufo rettangolari.
Altri studiosi ritengono invece che Caselle fu fondata dagli abitanti della costa di Policastro spintisi all’interno per trovare rifugio in una zona montuosa meno accessibile ai predoni provenienti dal mare.
Le prime invasioni barbariche indussero gli abitanti dei borghi a cercare rifugio sulle alture; i contadini di Laurelli dovettero allora abbandonare la loro sede secolare, facilmente visibile ed attaccabile e cercare rifugio su di un’altura nascosta dal monte S. Michele e dal monte Pannello e accessibile agevolmente soltanto da Sud Ovest; questa costituì il nuovo e definitivo sito per i contadini ed i pastori della zona.